mercoledì 30 ottobre 2013

La retta castigatrice: alla Baba Jaga e a Hine-nui-te-po

«Quale follia rovinò me infelice,
e te, Orfeo? Il fato avverso mi richiama indietro,
e il sonno della morte mi chiude gli occhi confusi.
E ora, addio: sono trascinata dentro la profonda notte,
 
e non più tua, tendo a te le mani inerti.»
(Virgilio, Georgiche, IV, 493-497)

Non bisogna avere paura di vedere; ma occorre possedere la consapevolezza che esistono diversi tipi di sguardo. Quello di Orfeo verso Euridice è uno sguardo impaziente; è un'occhiata inesperta, che arriva nel luogo e nel momento sbagliati. Guardare senza discernimento (a sproposito, diremmo) è pericoloso: oltre ad Orfeo, ce l'ha insegnato bene Perseo - a cui, non a caso, Atena insegna la saggezza attraverso lo specchio.

Dan Hiller


Calenda ci invita a vedere con saggezza. E' il percorso disagevole (in obscuro) che dobbiamo intraprendere per risorgere ciclicamente a nuova vita - per ritornare al Sole. Non dobbiamo temere le vie più tortuose: spesso, sono le uniche in grado di salvarci.
Perciò, voglio dedicare la ricorrenza di quest'anno (per me così "ricco"!) alle Donne che hanno avuto la forza e il coraggio di aguzzare la vista - affinché sia di buon auspicio e per non dimenticare mai l'importanza dell'istinto, delle percezioni "da nulla", dei "piccoli" segnali.
Donne come Vassilissa, che senza troppi patemi si inoltra con la sua bambola (di nuovo lo sguardo "raddoppiato" - e dunque più forte - come nel mito di Medusa) nella foresta, a incontrare la Baba Jaga: strega temibile, certo; ma che, alla fine, lascerà libera Vassilissa proprio in virtù della sua saggezza.

Il sonno di Vassilissa: immagine di © Adrienne Segur
O come Hine-nui-te-pō, dea "edipica" del pantheon maori, che, secondo la leggenda, divenne signora degli Inferi dopo aver scoperto (dopo anni di inconsapevolezza!) di aver sposato il proprio padre, Tane: la nuova conoscenza la conduce verso l'oscuro, ai sentieri bui che è necessario percorrere per esistere, nel vero senso della parola.
Mi piacciono queste divinità in limine: mai inutilmente crudeli, ma garanti di equilibrio, di armonia fra luce e ombra - madri e al contempo dispensatrici di giustizia, quando necessario. Più di qualsiasi altra immagine mi danno conforto e "centratura".

Hine-nui-te-pō, di © June Northcroft Grant
Nello specifico, Hine è madre, madre dei morti e vagina dentata (ovvero retta castigatrice) e realizza alla perfezione quel ciclo di Vita/Morte/Vita che sta alla base del processo della nigredo. Il che la ricollega anche alla stessa Baba Jaga, a chiusura di un cerchio archetipico di morte-e-risurrezione del femminino: «Baba Jaga incute paura perché rappresenta il potere di annientamento e quello della forza vitale. Osservare la sua faccia significa vedere la vagina dentata, occhi di sangue, il neonato perfetto e le ali degli angeli, tutto insieme» (C. Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, p. 78).

sabato 19 ottobre 2013

Considerazioni sul buio

Immagine di © Amanda Clark
Questi tempi non mi piacciono. Nel mio ultimo post (1), avevo parlato di Luce e di Sole - perché luce e sole sono ciò che mi guidano in questa fase del percorso. Anche nei momenti di passaggio... Sono piena di idee, di progetti che riguardano sia la mia vita privata sia il mio lavoro (che adoro).
Purtroppo, tutta questa positiva frenesia, questo "non saper smettere di ronzare" non trova corrispondenza in ciò che accade fuori - oltre la soglia di casa.
Stiamo vivendo tempi oscuri - tempi osceni, che non si traducono mai in pretesti «per una bella metafora, per una sorprendente analogia, per un paradossale contrasto» (G. Almansi, L'estetica dell'osceno).

[Nota a margine: oppure, forse, è proprio ciò che dovremmo fare? Trasformare l'osceno in poesia - e dunque in maghéia - per superare indenni questo periodo di tenebra, per rendere prolifico l'oscuro e salvarci?]

Sono osceni e basta.
Penso all'odio razziale (alimentato giorno dopo giorno dall'ignoranza di chi non legge, non sa e non conosce - da chi si lascia abbindolare da notizie false e tendenziose); penso alla violenza di genere (spudorata come non mai); penso alle recrudescenze naziste che hanno fatto bello sfoggio di sé in occasione della morte del macellaio Priebke...
Quanti altri esempi potremmo aggiungere?


Quella che si avvicina sarà una Calenda particolare. Dovremo essere attenti a compiere i passi giusti, ad ascoltare e raccogliere i segni. Dovremo aguzzare tutti i sensi (trasformandoci in animali selvatici) - per salvarci. Poco importa se, per farlo, dovremo distruggere, cancellare e allontanare da noi ciò che non ha più senso di esistere:
«La Madre della Creazione è sempre anche la Madre della Morte, e viceversa. Per via di questa natura duale, o duplice compito, il grande lavoro che ci aspetta è quello di imparare a comprendere quanto attorno a noi e su di noi e dentro di noi deve vivere, e che cosa deve morire. Il nostro lavoro consiste nell'apprendere il ritmo di entrambe le cose, consentire a ciò che deve morire di morire, e a ciò che deve vivere di vivere» (C. Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, p. 10).
In questo periodo di con-fusione dobbiamo essere guerrieri e determinati: né le Norne né le Parche si sono mostrate clementi, ogni volta che il filo doveva essere reciso. Ebbene, noi dovremo fare altrettanto. Scendere a compromessi, accettare il silenzio, di questi tempi può voler dire perdersi definitivamente...

(1) Scritto all'inizio della scorsa primavera: molto tempo fa... Del resto, se ho abbandonato questo blog, è stato per potermi dedicare con maggiore energia al mio blog personale, sul quale ho iniziato a trattare temi inerenti al sessismo e alla violenza di genere: doveroso, vista la guerra spietata del patriarcato contro le donne!