martedì 26 luglio 2011

Del ritorno di Medusa

Nyc mi dice che devo "guardare" (o meglio, "vedere"?), perché sono distratta. E naturalmente ha ragione.
Durante l'ultimo mese, è come se avessi tenuto sempre lo sguardo abbassato, fisso sulla punta delle mie scarpe.
Facevo un sogno ricorrente, da bambina. Sognavo di entrare in una stanza, nella casa di campagna dei miei genitori. Sapevo che in quella stanza c'era Medusa, la terribile impetratrice; oppure la sentivo arrivare alle mie spalle, ascoltavo i suoi passi lungo la scala di legno, mentre scendeva per raggiungermi. Ero consapevole della sua presenza in casa e così non alzavo mai lo sguardo.
Nei sogni, vedevo le mie ciabattine rosse, le mattonelle del pavimento, le mie ginocchia. Oltre le ginocchia non guardavo, perché, nel caso l'avessi fatto, sapevo che sarei morta.

E' così che mi sento in questi giorni. Non guardo. Forse neppure ascolto.
Non è particolarmente intelligente, come atteggiamento; ma altro non so fare.

Domani, comunque, Lei e io ci incontreremo di nuovo. Non credo che ci sarà una gran partita. E io non indosserò (più) ciabattine rosse che potranno salvar(ci).


Nanoo G.
(Morte nera, morte nell'acqua...)

lunedì 11 luglio 2011

Eros & Thanatos

Del mio rapporto con l'acqua avevo già parlato (in parte) qui.
Quello che non avevo mai detto (forse) è che l'acqua "mi chiama"; in momenti ben precisi della mia vita; negli periodi di svolta (quelli in cui è necessario cambiare qualcosa, se non si vuole essere trascinati verso il fondo); quando esco da una delle mie "lunghe notti"...
Mi chiama attraverso i libri (finché ero ragazzina, non ero mai riuscita a spiegarmi per quale motivo, nata e cresciuta fra montagna e collina, incapace di nuotare e con scarsissima dimestichezza con l'elemento acquatico, fossi a tal punto affascinata dai romanzi di mare... ora lo so...), attraverso la poesia, per mezzo di una pulsione fortissima che mi spinge a partire. Incomincio a ripetere (a chiunque abbia voglia di ascoltarmi... e anche a chi farebbe volentieri a meno di sopportare i miei borbottii!) che "devo andare" e infine, dopo qualche giorno di vera e propria irrequietezza, prendo asciugamani e crema solare e vado. Anche solo per una giornata - o una notte. Non ha importanza.

Perché l'acqua è Eros e Thanatos, Amore e Morte nell'immediato. Anche la Terra, ovviamente (se si vuole, tutti gli elementi contengono al loro interno il kyklos); ma la Terra è meno veloce, meno irruente. La sua forza è nel tempo, quella dell'acqua (del mare!) nell'attimo.
Moby Dick (tanto per tornare ai miei cari vecchi polverosissimi libri), l'angelo bianco e mortifero, di colpo appariva e di colpo se ne andava, col suo strascico di fantasmi...



Dunque, vi dicevo - disse Fedros - non ricordo nemmeno cosa ; perché il ricordo è nato ora,
e l'ora bisogna rammentarlo perché diventi sempre. Una botte enorme
dal monte rotola nel mare. O, notturnodiurni colori,
cambi di guardia, marinai, mozzi, comandanti di bastimenti, puttane,
l'ombra verde della grande nave e i delfini che dormono sul fianco destro
e i fuochisti ubriachi che fanno lunghe pisciate in acqua
e la fica aperta della luna, smangiata, rossorosa sopra le alberature delle navi.
Lèvati la rosa dai capelli, dunque; lèvati anche le scarpe bianche;
così, mia gioia. Migliaia di pesci passeggiano per aria, migliaia di stelle nel tuo sangue.
(G. Ritsos, Il funambolo e la luna)

(E c'era, poi, quell'immagine che mi hai messo in testa, dei granelli di sabbia: io dicevo che non riesco a trattenerli, che scivolano tutti via - e tu m'hai risposto, a sorpresa, che qualcuno rimane pur sempre attaccato alla mano... E se questo non Eros nel mio Thanatos allora non so che altro sia...)

lunedì 4 luglio 2011

Delle rondini che fanno (sempre) primavera

La mitologia greco-romana racconta che Tereo, marito di Procne, figlia del re di Atene, abusò crudelmente della sorella di quest'ultima, Filomela e, affinché la ragazza non rivelasse a nessuno la violenza subìta, le tagliò la lingua.
Filomela, tuttavia, riuscì a raccontare ugualmente a Procne quanto accaduto, ricamandolo sulla stoffa. Procne, sconvolta, uccide il figlio avuto da Tereo e lo dà in pasto al marito. Quindi fugge insieme a Filomela.
Tereo, inorridito dal macabro delitto compiuto dalla moglie, insegue le due donne, che invocano la protezione degli dèi: Procne vien perciò trasformata in rondine, Filomela nell'usignolo dalla bellissima voce e Tereo in upupa.

Nel Medioevo si credeva (nota simpatica), che fosse in grado di guarire i suoi piccoli da eventuale cecità per mezzo della linfa della celidonia, chiamata appunto anche "erba delle rondini": una specie di angelo Raffaele in livrea bianca e nera, insomma. E di certo un animale benevolo, simbolo della Luce che ritorna sempre, al termine della Stagione Oscura. (Di nuovo il Ciclo, di nuovo la Ruota!)

In Africa, essa viene considerata inoltre simbolo di purezza, perché, non posandosi mai a terra, evita di contaminarsi con la sporcizia del suolo.




Il "rondinino" catturato da Victor.

L'altra sera, mentre esco in cortile per andare a gettare la spazzatura, sento *C.* che grida: «Corri, corri, Victor ha preso qualcosa!».
Come tutti i gatti, anche i miei non scherzano, in quanto a crudeltà: devono sempre catturare qualche esserino indifeso, ucciderlo e poi lasciarmelo privo di vita sullo zerbino...
Perciò mi preparo al peggio: corro dietro al gatto (in maniera abbastanza comica, gettando all'aria il mio sacchetto di immondizia) e vedo che un volatile pende dalla sua bocca, con le ali spiegate, simile a un piccolo crocifisso. Acchiappo Victor per la collottola e lui molla la presa con un disarmante "miao"... (Come a dire: "Non ho fatto nulla di male, io!")

Non appena i denti del gatto scattano, l'uccello, a sorpresa, svolazza a rintanarsi dietro agli amarilli e poi ancora dietro alla "miseria". Segue un discreto parapiglia, con Victor che inseguiva il piccoletto che tentava invano di riprendere il volo e *C.* e io che inseguivamo Victor. Cagliostro si gustava la scena dalla finestra del soggiorno, guardandoci come se fossimo tutti impazziti.
Alla fine riusciamo a prendere il piccolo e a dare qualche crocchetta di consolazione al micio.
In casa, controllo per bene il rondinino (tale mi era parso alla scarsa luce del faretto d'illuminazione del cortile ma, ad una più attenta osservazione, mi è sembrato un balestruccio) e quasi non ci credo: nonostante Victor l'avesse afferrato e nonostante fosse stato sbatacchiato di qua e di là era completamente illeso e desideroso di volare!
Rimetterlo in libertà di notte, però, col cortile e i tetti tutt'intorno affollati di gatti e civette sarebbe stato troppo rischioso. Così l'abbiamo ricoverato in una scatola da scarpe, imbottita per l'occasione con un morbido panno, e gli abbiamo fatto trascorrere le ore successive in casa: inutile dire che era talmente esausto, per via delle forti emozioni provate, che si è addormentato subito e non si è più mosso fino all'alba.

Il mattino seguente l'abbiamo liberato: come sempre, quando apri le mani per lasciarli andare, provi sensazioni indicibili... E a me, come sempre, piace pensare che nessun incontro è fortuito e che gli animali (in modo particolare gli "psicopompi") entrano - seppure per breve tempo - nella nostre vite per segnalare una svolta, per dare una speranza, per consegnare un messaggio che è necessario decifrare... Perché proprio una rondine? Perché proprio di notte? Perché scampata fortunosamente alla morte? Perché nelle mie mani? (E perché catturata proprio da Victor, l'ultimo arrivato? E ancora: perché Cagliostro - che pure caccia, lo so bene! - non mi porta mai la Morte sulla soglia di casa, come fanno gli altri?)
Non ho le risposte a tutto. E, quelle poche che riesco a darmi, non voglio trascriverle. Cerco di seguire il flusso, tutto qui... Nell'acqua, nel volo, nell'aria. Nei segni.

(Per tornare coi piedi per terra, in questo post avevo dato qualche "dritta" sul primo soccorso da prestare ai rondoni...)