martedì 4 ottobre 2011

Settembre - e poi ottobre...

Sul mio quaderno avevo scritto tanti begli appunti, sul mese di settembre... Poi, la malefica (e dolorisissima!) tendinite mi ha impedito di trascriverli sul blog quando avrei voluto.
Di settembre avevo scritto (sulla carta, che è pur sempre il supporto che preferisco) cose "nere": non è stato un buon settembre, né per me né per coloro che mi circondano. Un settembre dominato dalla figura (insopportabile, a volte) dell'Appeso, dal "canto del capro" - che porta sempre alla fine di qualcosa, alla sua recisione.
Settembre, del resto, mi ha sempre lasciato "l'amaro in bocca". Se, infatti, climaticamente parlando, nella maggior parte dei casi è ancora un mese estivo, caratterizzato da temperature gradevoli che consentono di fare le ultime gitarelle fuori porta, da un punto di vista simbolico l'ho sempre considerato come un interludio che ci attende prima della discesa verso la Stagione Oscura. E, come tutte le porte socchiuse a metà, anche settembre - pure così gradevole per la maggior parte delle persone - può presentare qualche problema dal punto di vista dell'energhéia.

Ottobre, non a caso, si presenta con sfumature di colori e d'atmosfera più decise, rispetto al mese che l'ha preceduto.
Siamo nel mese dello Scorpione (che io non amo, ma che mi appartiene profondamente, essendo io una cuspide Scorpione-Sagittario), simbolo della «stagnazione e della macerazione» come ricorda acutamente il Cattabiani. Lo Scorpione che veicola la morte (la discesa verso il Basso), ma solo come preludio al ritorno della Vita (l'elevazione di Orione alle stelle: per aspera ad astra!). Siamo all'interno della Tetraktys, che è principio di ogni cosa. Siamo (ancora) sotto il segno di Dioniso, che ci (ri)condurrà alla Luce attraverso il "furore" mortifero, la frenesia del brulichìo, che precede l'andare in frantumi prima della (ri)composizione.

I Tlingit pellerossa chiamavano Ottobre "il mese delle bestie che si rintanano". Senza andare troppo lontano, anche qui, nelle nostre campagne (dove, nonostante le colture industriali, in parte si sono ancora conservati i ritmi naturali), è tutto un fervore di preparativi in onore della stagione oscura. Si vendemmia, si taglia il riso. Si tagliano le ultime erbe, si raccolgono gli ultimi semi. Ci prepariamo tutti (chi più, chi meno consapevolmente) alla discesa.

Anche a casa la situazione si sta ristabilendo. Anche *C.* ha iniziato la sua personalissima nigredo - che speriamo porti buoni frutti. Non è casuale che abbia cominciato il suo percorso proprio a Ottobre...
Io, intanto, aspetto. Tiro fuori la Ruota - e aspetto. Ferma come una Sfinge, aspetto. Badate che ho detto "ferma", non "immobile": la Sfinge non rimane ferma perché pietrificata; non si muove perché sa attendere le risposte che dovranno venire. E io cerco di fare altrettanto. Cerco di pianificare per bene questa Discesa, perché so che sarà per me duplice e impegnativa. Per questo ho bisogno di essere centrata, coi piedi ben piantati nella terra: sarà da quel baricentro che rinascerò - che rinasceremo...


La Sfinge di Franz Von Stuck.

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