lunedì 11 luglio 2011

Eros & Thanatos

Del mio rapporto con l'acqua avevo già parlato (in parte) qui.
Quello che non avevo mai detto (forse) è che l'acqua "mi chiama"; in momenti ben precisi della mia vita; negli periodi di svolta (quelli in cui è necessario cambiare qualcosa, se non si vuole essere trascinati verso il fondo); quando esco da una delle mie "lunghe notti"...
Mi chiama attraverso i libri (finché ero ragazzina, non ero mai riuscita a spiegarmi per quale motivo, nata e cresciuta fra montagna e collina, incapace di nuotare e con scarsissima dimestichezza con l'elemento acquatico, fossi a tal punto affascinata dai romanzi di mare... ora lo so...), attraverso la poesia, per mezzo di una pulsione fortissima che mi spinge a partire. Incomincio a ripetere (a chiunque abbia voglia di ascoltarmi... e anche a chi farebbe volentieri a meno di sopportare i miei borbottii!) che "devo andare" e infine, dopo qualche giorno di vera e propria irrequietezza, prendo asciugamani e crema solare e vado. Anche solo per una giornata - o una notte. Non ha importanza.

Perché l'acqua è Eros e Thanatos, Amore e Morte nell'immediato. Anche la Terra, ovviamente (se si vuole, tutti gli elementi contengono al loro interno il kyklos); ma la Terra è meno veloce, meno irruente. La sua forza è nel tempo, quella dell'acqua (del mare!) nell'attimo.
Moby Dick (tanto per tornare ai miei cari vecchi polverosissimi libri), l'angelo bianco e mortifero, di colpo appariva e di colpo se ne andava, col suo strascico di fantasmi...



Dunque, vi dicevo - disse Fedros - non ricordo nemmeno cosa ; perché il ricordo è nato ora,
e l'ora bisogna rammentarlo perché diventi sempre. Una botte enorme
dal monte rotola nel mare. O, notturnodiurni colori,
cambi di guardia, marinai, mozzi, comandanti di bastimenti, puttane,
l'ombra verde della grande nave e i delfini che dormono sul fianco destro
e i fuochisti ubriachi che fanno lunghe pisciate in acqua
e la fica aperta della luna, smangiata, rossorosa sopra le alberature delle navi.
Lèvati la rosa dai capelli, dunque; lèvati anche le scarpe bianche;
così, mia gioia. Migliaia di pesci passeggiano per aria, migliaia di stelle nel tuo sangue.
(G. Ritsos, Il funambolo e la luna)

(E c'era, poi, quell'immagine che mi hai messo in testa, dei granelli di sabbia: io dicevo che non riesco a trattenerli, che scivolano tutti via - e tu m'hai risposto, a sorpresa, che qualcuno rimane pur sempre attaccato alla mano... E se questo non Eros nel mio Thanatos allora non so che altro sia...)

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