Tu non sei che una nube dolcissima, bianca
Impigliata una notte fra rami antichi...
(Cesare Pavese)
La mia oncidium
.
Oggi, le orchidee sono considerate dalla maggior parte delle persone dei "fiori di lusso": vengono fatte fiorire forzatamente e vendute poi in confezioni eleganti, a caro prezzo.
E' una cosa davvero molto triste, perché, in verità, l'orchidea è un fiore di grande suggestione, dal simbolismo potente.
Meno delicate di quello che comunemente si pensa, le orchidee temono solo la luce del sole diretta, che brucia le loro foglie e i loro petali (
creature d'ombra...). Per il resto, sono abbastanza robuste: non necessitano frequenti innaffiature (contrariamente a quello che dicono di solito i vivaisti) e non è impossibile farle fiorire in casa. Anzi.
Per le orchidee più che per qualsiasi altra pianta è importantissimo (fondamentale direi, per quella che è la mia esperienza)
comprendere e rispettare il loro ciclo vegetativo: annaffiare più del dovuto un'orchidea "in riposo" può significare far marcire le sue radici e perderla definitivamente.
Se si possiede un'orchidea - a qualunque specie essa appartenga - entrare in sintonia con lei è imperativo. Ci sono piante che possono sopravvivere comunque (penso alla mia spensierata
waxflower, alle mie robuste verbene...); l'orchidea no. Se non la capite, la perderete.
Il nome "orchidea" deriva dal greco
orchis, che significa "testicolo": un nome volgare per uno dei fiori più belli esistenti in Natura. Le fu dato perché alcune specie hanno alla base dello stelo due tuberi paralleli: l'analogia con l'apparato genitale maschile è evidente e, se la si accosta alla forma del fiore (molto simile a una vagina), allora il simbolismo risulta ancora più forte.
Già Teofrasto (372 a.C.) riporta le proprietà medicamentose dell'orchidea:
«
Ci sono piante che stimolano gli organi riproduttivi, altre ne inibiscono l'azione. Altre ancora possiedono entrambe le virtù, com'è il caso della pianta denominata orchis. Essa possiede in effetti due testicoli, uno grande e uno piccolo. Quello più grande, preso insieme al latte di capra, favorisce il coito; quello più piccolo lo impedisce».
Anche Dioscoride (medico greco del I secolo d.C.) parla dell'orchidea, individuandone cinque varietà: l'
Orchis, la
Serapias, l'
Elleborina, il
Satyrium e l'
Ophrys.
Fra gli autori romani, Plinio il Vecchio (29 - 79 d.C.) disserta sulle proprietà fecondatrici (o inibitorie) della pianta - o, per meglio dire, dei suoi tuberi.
Inutile dire che da qui a divenire "erba magica" a tutti gli effetti il passo fu breve.
In Tunisia veniva chiamata
El mita El haya, "La morta e la viva" e anche qui veniva utilizzata per stimolare il processo riproduttivo.
In Occidente, diviene presto simbolo di Dio - o di Satana.
Ciò che colpisce, leggendo queste prime notizie (ne riporterò altre prossimamente!), è la connessione evidente dell'orchidea non solo con la capacità generativa (simbolismo scontato, data la già menzionata forma dei fiori e dei tuberi), ma anche con il suo esatto contrario: la Morte.
Si pensi che i nomi di alcune orchidee tutt'ora esistenti derivano da racconti o suggestioni di morte: la
Dactyloriza deve il suo nome al furto di una mano da una statua miracolosa e alla successiva morte del ladro; l'
Aceras viene detta "uomo impiccato", per la forma inquietante dei suoi fiori. Più importante ancora: il cosiddetto
cosmosandalon, fiore sacro a Demetra, era con ogni probabilità proprio un'orchidea. E Demetra, si sa, è (con Persefone) per eccellenza la divinità della Luce e dell'Ombra.
Inoltre alcuni usi magici dell'orchidea sono decisamente mortiferi: si crede infatti che, strofinando un'orchidea sul bordo di una tazza di latte, quest'ultimo si secchi completamente. Ecco di nuovo la capacità di isterilire, propria delle divinità ctonie e delle
striges.
In Sud America, viene non di rado chiamata
Flor de los muertos.
Al pari del ciclamino (e forse anche di più) l'orchidea è dunque emblema meraviglioso di Morte nella Vita e di Vita nella Morte. I due estremi si toccano, la Vita si annuncia e poi si spegne, nell'oscurità - in quell'ombra così cara ai fiori e alle foglie dell'
orchis.
Nel ventre buio della Magna Mater (osservate i fiori di una
Phalaenopsis o, più ancora, quelli di una
Paphiopedilum!) tutto si genera, tutto si distrugge e tutto risorge, in un ciclo inestinguibile...
Phalaenopsis.
Paphiopedilum.