lunedì 14 giugno 2010

La Papessa

«La donna impari il silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, nè di dettar legge all’uomo, piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo…essa potrà vivere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità nella santificazione, con modestia.»

(Lettera di San Paolo a Tito, 2,5)

Ne avevo già parlato tempo fa e sabato sera finalmente sono riuscita a vedere La papessa, il film di Sonke Wortmann ispirato alla vicenda della papessa Giovanna.
A prescindere dal fatto che la figura di Giovanna appartenga alla leggenda piuttosto che alla storia, la sua vicenda - raccontata prima dal romanzo di Donna Woolfolk Cross e poi dalla pellicola di Wortmann - resta tuttavia un bellissimo esempio della propaganda misogina portata avanti per secoli dalla Chiesa, sino ai giorni nostri.


La papessa nei tarocchi. Immagine tratta dall'interessante sito Visionaire.org.
La papessa incarna proprio il sacerdotale femminile, la conservazione dell'energia po(i)etica, creatrice...

Il film, devo ammetterlo, mi è piaciuto. Non certo perfetto (Goodman, ad esempio, è simpatico, ma troppo yenkee), è tuttavia curatissimo nella ricostruzione storica e nella caratterizzazione dei personaggi (perfino dei più spiacevoli, come il padre di Giovanna). Il Medioevo, una volta tanto, ci viene presentato in tutto il suo "bruegeliano" splendore: monasteri conservatori di cultura, battaglie sanguinose, furti e assassinii, baracche fatiscenti in cui viveva la popolazione, infestate da topi e pulci...
Senza contare, poi, che la figura di Giovanna viene tratteggiata (e resa in maniera molto convincente dalla protagonista, Johanna Wokalek) con grande umanità: sarebbe stato facile farne una "virago" inflessibile e indomabile; invece, Giovanna è una donna dolcissima, che vive la sua intelligenza formidabile e il proprio destino con forza, sì, ma anche fra mille umani cedimenti. Esperta nel riconoscere e utilizzare le erbe (è davvero un po' strega, come lo sono state tutte le donne condannate dalla Chiesa e dall'universo maschile!), si prodiga per il bene utilizzando la propria vasta cultura come mezzo, anziché considerarla la meta ultima del cammino spirituale intrapreso.
Giovanna, insomma, vista non solo quale fulgida eccezione, ma come dispensatrice di vita nel senso più elevato del termine.
Forse molte femministe agguerrite non avranno apprezzato che lei abbia scelto di tenere accanto a sé l'uomo che amava (che, nella storia tramandataci, viene svilito al rango di amante, semplice mezzo per soddisfare la lussuria femminile) e che sia morta in seguito a un aborto (qui, invece, Wortmann si è mantenuto fedele alla versione ufficiale): per me, invece, entrambi i particolari arricchiscono la figura di Giovanna. Da sempre, infatti, ritengo che sviluppare e capire appieno la nostra natura femminile non significhi combattere e opporsi al principio maschile; bensì accoglierlo e com-prenderlo profondamente, rivalutandone le caratteristiche positive.
Del resto, la stessa Giovanna si fingerà uomo per anni, proponendo dell'uomo una visione alternativa, incarnata poi anche da Gerold.
Dal punto di vista sia drammatico sia visivo, di grande impatto anche il finale... che ovviamente qui non racconterò!



Clips tratte da La papessa: 1 e 2.

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