mercoledì 3 giugno 2009

La papessa Giovanna

Come sa bene chi mi legge da qualche tempo, amo utilizzare la parola “strega” con una duplice accezione: da un lato quella esatta di “donna di magia”, “fattucchiera” e “maliarda”; dall’altro quella riferita più specificatamente al potere eversivo della foemina.
Un potere capace di sovvertire l’ordine costituito con la virulenza di un contagio – e per questo osteggiato con forza nel corso dei secoli.

Ciò considerato, non dovrete stupirvi di vedere inserito il presente ritratto (e altri che verranno) sotto la categoria “
striges”.
Sono “streghe”, infatti, tutte quelle donne passate alla storia per la loro forza, caparbietà e genialità, vituperate dalla società (a predominanza maschile) perché temute e detestate proprio a causa delle qualità di cui erano portatrici.



La papessa Giovanna e il suo bambino, 1600

La vicenda
Pur essendo ormai assodato che la papessa Giovanna appartiene al mondo suggestivo ed evanescente della leggenda, la figura di questa donna salita al soglio pontificio celando il segreto della propria femminilità rimane comunque un fulgido esempio della misoginia violenta della Chiesa e del cristianesimo.
Secondo le fonti, avrebbe regnato dall’853 all’855, tra Leone IV e Benedetto III.
La sua vicenda viene tramandata anche dal Boccaccio, nel suo De mulieribus claris: Giovanna Angelica era una fanciulla dall’intelligenza viva, desiderosa di riscattarsi dalla propria condizione ricevendo un’istruzione – privilegio negato alle appartenenti del suo sesso. Decise così di indossare abiti maschili e partì al seguito di un monaco, verso l’Oriente. Quando il suo maestro morì, ne vestì i panni ed entrò in monastero, distinguendosi presto per sapienza, ingegno e cultura. La sua ascesa fu rapida e, nel corso del conclave successivo alla morte di Leone IV, fu scelta come suo successore.
Solo il suo segretario – un giovane monaco – a causa della stretta convivenza col pontefice, scoprì il segreto di Giovanna; ma lo tenne per sé, diventando il suo amante.
L’inganno venne tuttavia svelato quando, durante una processione, un incidente col cavallo costrinse a partorire prematuramente il figlio di cui era incinta.

«[…] immediatamente la giustizia romana lo fece legare per i piedi e attaccare alla coda di un cavallo; fu trascinato, lapidato dal popolo per mezza lega e seppellito nel luogo in cui morì. Qui venne posta un'iscrizione: Pietro, Padre dei Padri, rendi Pubblico il Parto della Papessa»

ci racconta il domenicano Jean de Mailly nella sua Chronica universalis (1250).

Le fonti
• Prima versione: tramandata dal domenicano Jean de Mailly nel 1250 e ripresa da un altro domenicano, Etienne de Bourbon nel 1261. In questa versione non viene menzionato il nome della papessa e il suo pontificato viene collocato nel 1100.

• Seconda versione: di Martin di Troppau (o Martinus Polonus, morto nel 1278). Qui ci vengono tramandati il suo nome e la sua spiccata attitudine al sapere.

Altre cronache successive ci dicono che il nome della papessa fu Agnese, o Gilberta.

La leggenda trae origine dalla critica antipapale sfociata in seguito al conflitto col Papato aperto dall'imperatore Federico II. Significativo che si sia scelto di attribuire un volto femminile (evidente qui la misoginia dell'epoca) a un papa sessualmente attivo e, a quanto pare, alquanto promiscuo. Una donna che è riuscita a raggiungere il vertice della piramide ecclesiastica (con l'inganno; ma anche per i suoi indiscussi meriti) deve essere immediatamente punita e diviene allegoria di presunzione, cupidigia e inganno.

Suggestioni
Il romanzo di Donna Woolfolk Cross Pope Joan, edito in Italia da Piemme.
Il film tratto dal romanzo succitato, girato dal regista Sonke Wortmann.
Il film Pope Joan del 1972, diretto da Michael Anderson e interpretato da Liv Ullman.


La locandina del film Pope Joan, di Sonke Wortmann.