martedì 31 marzo 2009

Verbena officinalis L.

Nome: Verbena officinalis L.
Famiglia: Verbenacee
Diffusione: Europa, soprattutto nei paesi mediterranei
Descrizione: pianta perenne, con foglie obovate (inferiori) e lanceolate (superiori), che fiorisce da luglio a settembre. I fiori sono piccoli, di colore lilla-azzurro.


Immagine tratta da Internet

La verbena è una pianta perenne (se tenuta riparata e protetta, può superare l'inverno) diffusa in tutta Europa ed è comunemente soprannominata "erba sacra". Denominazione quanto mai appropriata per questo fiorellino poco appariscente, ritenuto "sacro" presso numerose culture. Citata dai Veda e raccolta dai Celti (che la utilizzavano per purificare i loro altari), la verbena era tenuta in grande considerazione anche dai Romani e dai Greci, che la annoveravano fra le piante sacre a Venere/Afrodite.

(Va rilevato a questo proposito che gli scrittori latini utilizzano il termine "verbena" - non di rado al plurale - per indicare genericamente diversi tipi di piante: l'alloro, il mirto, l'olivo e il rosmarino. Nonostante la verbena non venga mai indicata con precisione, è interessante notare come essa venga accomunata ad alcune fra le piante sacre più strettamente legate ai culti arcaici e ctoni.)

A Roma, la confraternita dei Feziali (che aveva lo scopo di custodire tutte quelle norme sacre attraverso le quali era possibile ricevere protezione nel corso dei rapporti diplomatici con i popoli stranieri) individuava al suo interno due figure di spicco, con il compito di svolgere missioni diplomatiche. Una era costituita dal pater patratus, che agiva in nome del popolo romano; l'altra era rappresentata dal verbenarius, che portava sempre con sé una zolla di "erba sacra" (la verbena, appunto) raccolta sul Campidoglio. L'erba sacra garantiva l'incolumità di entrambi i feziali e dava forza e vigore al pater patratus.

Oltre all'uso sacrale, la verbena era considerata nell’antichità un utile rimedio per molti mali: l'epilessia, la febbre, la scrofola, la lebbra, le malattie della pelle…
In Provenza era chiamata “erba de la merbelo” o anche “erba delle streghe”, forse proprio perché un tempo legata al culto di Afrodite: in effetti la ritroviamo, in epoca cristiana, quale ingrediente importante in molti "filtri magici" aventi lo scopo di far nascere l’amore o di aumentare il desiderio sessuale.

Oggi sappiamo che è ottima contro la febbre (in infuso: 20 g di pianta in un litro d'acqua), le nevralgie, i reumatismi, la sciatica e la ritenzione idrica (cataplasma: foglie e fiori freschi di verbena cotti in aceto), grazie alle sue proprietà antispasmodiche, astringenti e tonificanti.

N.B.: le varietà di verbena che trovate in commercio presso serre e negozi di fiori sono sicuramente belle e appariscenti, ma non possiedono le stesse proprietà della Verbena officinalis. Sono comunque l'ideale per ornare cortili, giardini e balconi.
La verbena, per crescere bene, ha bisogno di molto sole e di annaffiature non troppo frequenti. D'inverno sopporta le basse temperature, tornando a germogliare in primavera. Se, però, la brutta stagione si prospetta particolarmente rigida, sarà meglio ritirare le pianticelle - o ripararle in qualche maniera, con paglia e teli.

sabato 28 marzo 2009

Helleborus

Oggi piove. Il cielo è grigio e un venticello freddo sferza la campagna. E' la prima parentesi di brutto tempo dopo lunghe settimane di sole.
Mentre tornavo a casa in macchina da Crescentino, riflettevo sul fatto che della primavera amo perfino la pioggia - che fa risaltare il verde forte dell'erba appena nata e riempie l'aria del profumo inebriante della terra umida.
La pioggia in marzo mi ricorda la vecchia casa di Camino, i primi settimana che vi trascorrevamo dopo l'inverno...

Penso spesso alle colline, in questi giorni. Sarà perché ancora non sono riuscita a concedermi una camminata rigenerante, fra i "miei" sentieri polverosi.
Ci pensavo anche giovedì pomeriggio, mentre facevo giardinaggio.
Ho cominciato a svasare i nuovi acquisti (menta, tre pianticelle di alisso, una dipladenia...), ma non ho terminato.
Dovrò rinvasare anche l'elleboro, una delle piante a cui sono più affezionata - fra la mia raccolta dei "semplici" - ma che ho sistemato in un vaso decisamente troppo piccolo! (In verità non andrebbe neppure in vaso; ma non ho altro posto - né mi va di lasciare il mio elleboro in mano a sconosciuti, quando ci trasferiremo in una casa tutta nostra.)


Foto © Ovada.it

Nel nostro giardino, l'elleboro è una vecchia conoscenza: tempo fa, infatti, mio padre ne aveva raccolto in campagna una pianticella di una varietà molto "rustica", il foetidus; purtroppo ci è morta pochi mesi fa...


Così abbiamo cercato di sostituirla con una varietà più "addomesticata" (l'abchasicus), in attesa di andare alla ricerca di quello "boschivo" nel corso delle prossime escursioni.

L'elleboro è una robusta pianta perenne, che non teme il freddo, appartenente alla famiglia delle ranuncolacee - come il mio amatissimo aconito.
Il suo nome deriva dal greco: élo (futuro di aireo) = "togliere via, uccidere" + boròs = "che consuma". Il riferimento alla potenza venefica di questa pianta è evidente.
Nell'antichità classica veniva utilizzata per curare la follia (la mitologia greca racconta che fu usata con ottimi risultati su Ercole, reso pazzo dalla persecuzione di Hera) e le donne particolarmente "esuberanti" (ninfomania): interessante notare il breve passaggio dall'uso terapeutico su femmine esagitate e la successiva definizione di questa pianta quale "pianta delle streghe", menzionata in numerosi saggi e trattati sull'argomento.
Sempre allo scopo di tenere a freno l'esuberanza sessuale delle donne, l'elleboro veniva mescolato nelle ricette magiche con vulvaria, camomilla, lattuga velenosa (tridax agria, di cui parla anche Ildegarda di Bingen), canfora e valeriana.
La raccolta dell'elleboro andava effettuata nelle notti di plenilunio.
Insieme al temibile giusquiamo (l'"erba di Circe"), all'aconito napello e alla belladonna, era utilizzato nei filtri che avevano lo scopo di tramutare gli uomini in bestie: da notare che tutte e quattro le piante menzionate hanno un forte effetto allucinatorio, se non mortale.
(Fonte: E. Malizia, Ricettario delle streghe, Edizioni Studio Tesi)

L'elleboro, come ho già accennato, non necessita di grandi cure. La sua moltiplicazione può avvenire tramite semina o divisione dei rizomi (a inizio primavera).
Le parti più pericolose (in quanto contenenti una maggiore concentrazione di veleno) sono le radici e il rizoma, che andranno pertanto maneggiate con estrema cautela.

Nome: Helleborus
Famiglia: Ranuncolacee
Diffusione: Europa, zona caucasica e Asia Minore
Descrizione: pianta erbacea perenne. I fiori possono essere di diverse tonalità di colore, a seconda della varietà di elleboro.

sabato 21 marzo 2009

Ricomincia la danza...


Foto di © Cristiano

per quello che bruciando ti rischiara,
cosmico guscio d'azzurro sonoro,
onde vibrate da un cimbalo d'oro,
ultimo lancio di amorosa gara,

la mano che nell'ombra a te si tende
sul tiepido crocicchio si è fermata
dove i coralli velano l'entrata
e un fiume di lucciole ti accende,

sì, portolano, fuoco di smeraldo,
sirte e lanterna per la stessa audacia
quando la bocca navigante bacia
l'oscura pozza del tuo dorso caldo,

cannibalismo dolce che divora
la preda che l'inabissa a sé avvinto,
oh di se stesso esatto labirinto
di voluttuoso panico dimora

acqua che a chi ti esplora sete toglie
mentre il lume che tutta ti conosce
la sua gazzella accosta alle tue cosce
ed il tremante fiore infine coglie

Julio Cortazàr, Viaggio infinito

(Osservatela.
E' dentro e fuori noi tutte,
Eurinome Perfetta,
che solleva le palpebre pesanti, incrostate di ghiaccio
e allunga le membra imponenti, intorpidite dal freddo.

Sentitela,

come se iniziasse a battere timidamente il tempo
proprio sulla vostra schiena:

tallone, punta, un colpo di bacino ben assestato,
da far tremare il mondo e trasalire la Luna.

La Gigantessa si risveglia, lenta e grandiosa,
e inizia a essere caldo il Suo corpo - e scura la Sua pelle...)

Finalmente, finalmente!
Sono così felice per questo sole e per questo cielo azzurro che ballerei lungo la via...

Ho spalancato tutte le finestre, lascio entrare l'aria frizzante di marzo.
Le mie piante stanno riprendendo forza e vitalità, dopo la malinconia dell'ultimo cupo inverno - e anch'io sto nuovamente germogliando!

Felice Equinozio a tutti!

martedì 17 marzo 2009

Fa' la cosa giusta - Edizione 2009

Anche quest'anno Fa' la cosa giusta è stata una festa di colori, suoni e idee, realizzata da (e per!) tutti coloro che ancora credono nel "migliore dei mondi possibili".
E' stato bello condividere l'esperienza con gli amici di sempre...




... ed è stato addirittura "magico" avvertire epidermicamente la solidarietà e la com-prensione tra pubblico e produttori, fra persone che hanno già intrapreso un cammino impegnativo e lodevole e coloro che (come noi, col nostro piccolo G.A.S.!) stanno muovendo ancora i primi passi...

In particolare sono stata f e l i c e di conoscere le ragazze di Telemaia, bellissime e solari come gli abiti che confezionano. Abbiamo chiacchierato a lungo sulla filosofia che sta alla base del loro lavoro di tintura del cotone - vero e proprio simbolo della rinascita femminile. Meraviglioso! E questa volta finalmente ce l'ho fatta, a tornare a casa col mio abito "Sia Soa"!

Senza contare, poi, la soddisfazione provata come gruppo d'acquisto: abbiamo contattato autonomamente i primi produttori biologici e alcuni di loro sono stati veramente squisiti, arrivando a fornirci già i listini.

Insomma, una vera e propria boccata d'aria buona, ossigeno per i miei polmoni - prima di ricominciare a lottare, nella vita di tutti i giorni, contro gli sprechi, l'egoismo, la faciloneria, l'ignoranza e quant'altro di gretto appartiene alla razza umana...

sabato 14 marzo 2009

Della Sorellanza e dei nodi che si sciolgono

In questo periodo sto sciogliendo (o si erano sciolti già da tempo, quando io ero troppo cieca e sciocca per ammetterlo?) nodi che non avevano più ragione di essere.
Parlo di persone, di donne, con le quali avevo creduto di poter compiere un Cammino e che invece hanno preso differenti sentieri.
Non per colpa mia, né per colpa loro - s'intende.
Eppure - per quanto creda nella Sorellanza e per quanto sia disposta a dare anima e corpo per coloro che amo - sono sempre più convinta che sia necessario tagliare i rami secchi quando non sono più in grado di dare frutti.

(L'unica che rimane solida al mio fianco, burrasca dopo burrasca, è sempre lei, M.
L'unica Sorella che io possa scrivere con la "S" maiuscola.
Quante volte abbiamo litigato?
Quante volte non ci siamo com-prese e abbiamo lottato l'una contro l'altra -

per poi finire sempre a camminare insieme, senza rancore né frasi lasciate in sospeso?

E' successo un'infinità di volte.
E siamo ancora qui.
E il nostro essere "qui" (così come siamo, con semplicità e passione) è la testimonianza più forte della Signora dentro di noi.

«Quando si condividono così tante cose con una persona, è come se tra te e quella persona si stabilisse un incantesimo. E' un filo rosso che non può essere reciso, nel Bene come nel Male...»)

E parlo anche di progetti, di sogni che erano troppo ambiziosi e non si sono concretizzati.
In alcuni casi credo anche di aver peccato di narcisismo - e di avere avuto poca pazienza.
Adesso, però, non ha importanza.
Il repulisti che sto portando a termine è inevitabile: non posso farcela a stare dietro a tutto e a tutti e devo scegliere di dedicarmi a ciò che rappresenta l'hic et nunc della mia vita: i miei tre lavori (!), che saranno anche una scocciatura, ma sono ciò che mi procura la pagnotta a fine mese; i progetti fecondi, come il Gruppo d'Acquisto; la mia famiglia (allargatissima, composta da Cristiano e dai miei animali; dai miei genitori e dagli amici; senza dimenticare le meravigliose persone che mi stanno aiutando con il G.A.S...), che merita tutto il tempo che posso dedicarle; e, last but not least, la Scrittura, che mi aspetta da sempre con una pazienza degna di una divinità ancestrale...

Mi rendo conto di essere molto determinata, in questa fase della mia vita - forse qualcuno scorgerà un'insolita durezza di fondo, nel mio dare colpi decisi di cesoia; ma io mi sento a posto con me stessa, soddisfatta e "piena" come la Signora al suo apice...

E' finita la stagione dei logoranti esami di coscienza. Adesso è giunto il momento di fare, amare, concepire. In una parola, di vivere...

mercoledì 11 marzo 2009

II Settimana Vegan del Cerchioverde

Io e Cri siamo lieti di annunciare l'inizio, oggi, della II Settimana Vegan del Cerchioverde (il nostro Gruppo d'Acquisto Solidale), dedicata non solo alle ricette vegane (completamente "adattabili" per i vegetariani), ma anche alle motivazioni che hanno spinto molti di noi ad abbracciare lo stile di vita connesso al vegetarismo.

In che cosa consistono le Settimane Vegan del Cerchioverde?
Come sempre siamo strenui sostenitori della centralità del dialogo e dello scambio di conoscenze e informazioni.
Durante le nostre Settimane Vegan verrà pubblicato ogni giorno una diversa ricetta vegana, che i visitatori e utenti di questo spazio virtuale potranno sperimentare: una buona occasione per vegani e vegetariani di scambiarsi nuove ricette e la possibilità, per chi non ha aderito al vegetarismo, di provare la nostra cucina!

In occasione della giornata mondiale dell'alimentazione indetta dalla FAO nel 2008, la LAV (Lega Anti Vivisezione) ha lanciato la campagna Da subito vegetariani un giorno a settimana, allo scopo di ridurre il consumo di carne almeno un giorno alla settimana, tutte le settimane.
«Se la popolazione adulta italiana (circa 48 milioni di persone) mangiasse vegetariano un giorno a settimana, spiega l’associazione, si risparmierebbero emissioni di anidride carbonica, acqua, terreni coltivabili e la vita di oltre 11 milioni di animali» (dal sito della LAV).

In più verranno messi a disposizione pieghevoli, volantini e materiale informativo, che potrete stampare, leggere, conservare o ridistribuire a vostra volta.
Noi stessi lo distribuiremo presso biblioteche, centri di aggregazione e culturali e botteghe del commercio equosolidale della nostra zona.
In più, per questa seconda edizione, abbiamo intenzione di organizzare, al termine della Settimana, una cena vegana aperta a tutti!

Volete fare pubblicità online alla nostra iniziativa?
Allora prelevate uno dei nostri banner (quello grande lo trovate in cima all'articolo che state leggendo, quello piccolo qui sotto) e inseritelo sul vostro sito o blog, linkandolo al Cerchioverde: se lo farete e ci avviserete, al termine della II Settimana Vegan verrete inseriti nella lista degli "Amici&Sostenitori"!

Per ulteriori informazioni: cerchioverde[at]gmail[.]com

Trovate gli aggiornamenti sulla Settimana Vegan, pubblicati giorno dopo giorno da qui al 15 marzo prossimo, a questa pagina del nostro blog.

martedì 3 marzo 2009

Della verità (e di altre strade)

Lo dicevo qualche post fa, che il sangue ha sempre avuto su di me un effetto particolare.
Lo considero infatti un elemento fecondo, humus capace di stimolare anima e pensiero.
E, guarda caso, proprio quando ritorno a ragionare sul sangue

(io sono fatta così: mi soffermo sulle mie personali "metafore ossessive" a fasi alterne; adesso è il turno del sangue, fra qualche settimana chissà... Coltivo il vizio raffinato dell'incostanza...)

si affaccia alla mia memoria (complice anche un libro sul cristianesimo, di cui sto correggendo le bozze) il vecchio nodo irrisolto sul vero volto della Magna Mater, sulla Verità che sta oltre il velo e che mi spinge ad andare avanti lungo il Cammino.
Faccio mille cose, durante le mie giornate; soprattutto coltivo molti progetti, che sono - allo stato attuale delle cose - ciò per cui metto i piedi giù dal letto la mattina.
E quando parlo di "progetti" non mi riferisco solo del G.A.S. o del Circolo di Lettura, ma anche - e soprattutto - ai rapporti umani, all' Amore, alla Dedizione e all'Empatia verso l'Altro e con il creato nella sua interezza.
In tutto questo clamore di vita, nel fluire ininterrotto di passioni e contrasti - in tutto questo, mi dico, il filo rosso è sempre Lei.
E' Lei che mi pungola, Lei che (complice) mi suggerisce la via da percorrere, quale direzione scegliere, chi amare e chi abbandonare al proprio destino.

Alcuni si dedicano al misticismo.
Molti, scegliendo la via più breve, giocano a fare gli eletti.
Io preferisco fare silenzio e ascoltare, tendere l'orecchio non nel silenzio di una cattedrale, ma fra le bazzecole del quotidiano, certa che uno scopo ultimo Lei lo abbia sempre avuto.
Deve essere così.
Altrimenti non mi spiegherei la supremazia testarda (nonostante tutto) della vita sulla morte, né riuscirei a giustificare l'ostinazione tenace con cui ci abbarbichiamo alla sopravvivenza, convinti come siamo che non saremo smentiti - come del resto non lo siamo stati finora.

Ho sentito spesso dire che la Magna Mater è una dea cieca e sorda.
Eppure da Lei ottengo risposte, conferme. Da Lei attingo quella forza terrifica che altro non se non è l'evidenza folgorante della Vita in questo mio corpo, nelle mie ovaie e nel mio sangue...

Ci tornerò, su queste cose. E in maniera più approfondita.
Questa sera, volevo solo lanciare un piccolo grido di amore e di gioia.


Otto Rapp, Magna Mater