mercoledì 8 luglio 2009

Artemisia absinthium L.

I semplici hanno con la strega un rapporto particolare e uterino. Essi "sentono" la strega, ne assecondano e precedono l'istinto.
Non ho mai amato in modo particolare l'assenzio: il suo aroma amaro mi infastidisce e, non di rado, mi fa venire voglia di tossire.
Lo piantai in giardino solo perché mio padre ne aveva raccolto una pianta durante un'escursione - e me la diede.
Morto durante l'inverno e autorigeneratosi alla primavera successiva, quest'anno è cresciuto con prepotenza. Ho dovuto legarlo e ridimensionarlo, per impedirgli di soffocare la delicatissima aquilegia.
Eppure, nonostante il rapporto non troppo stretto con questa pianta, ieri notte - con la Luna delle Erbe, potente e feconda - sono uscita a raccogliere proprio l'assenzio, facendone due mazzi che oggi ho appeso ad essicare. E non posso negare di aver collegato questo desiderio improvviso con tutto quello che sta accadendo dentro e fuori di me in queste settimane...



L'assenzio è una pianta perenne. Possiede un aroma caratteristico e foglie di un bel verde-argento. Le infiorescenze - abbastanza insignificanti - sono di colore giallo chiaro.
Cresce in tutta Europa, escluse le regioni settentrionali, Asia occidentale e Africa settentrionale. In Italia lo si trova facilmente anche fino ai 2000 m. di altitudine.
Le parti utilizzate sono le foglie e le estremità fiorite.
Ottimo come tonico e stimolante per l'appetito (vino di assenzio), antisettico, digestivo e vermifugo. Aiuta altresì in caso di flusso mestruale troppo scarso.
Bisogna evitare di prolungarne l'utilizzo.
Il suo olio essenziale è molto attivo e tossico e l'odore delle sue foglie allontana le mosche.

Celti e arabi utilizzavano l'assenzio come se si trattasse di un vero toccasana e, nel 1558, il medico e botanico tedesco Tabernaemontanus, sosteneva che l'assenzio fosse un utile rimedio contro l'irascibilità.
Il suo sapore amaro (l'etimologia del nome deriva dal greco a-psìnthos e significa appunto "che non reca diletto, spiacevole") ha fatto sì che nelle Sacre Scritture venisse assunto quale simbolo di tutte le umane tribolazioni (Ger 9,14; 23,15 - Apoc 8,11).

In particolare, l'assenzio è celebre per il liquore che da esso veniva distillato, molto in voga fra i poeti decadentisti francesi.
Di colore verde (da cui il nome "Fata Verde", con cui spesso veniva chiamato), consumato con l'aggiunta di acqua ghiacciata o zucchero, il liquore estratto dall'assenzio poteva provocare stordimento e allucinazioni.
Per questo fino a poco tempo fa era stato messo fuori commercio. Oggi è possibile di nuovo trovarlo sugli scaffali dei negozi, ma in una versione decisamente meno "pericolosa" rispetto al liquore che veniva sorseggiato da Baudelaire e dagli altri poeti maledetti.

Coltivazione
Non è affatto difficile da coltivare (anzi, si comporta quasi come un'infestante!), basta ricordare che l'assenzio predilige i luoghi soleggiati e i terreni ben drenati.
Poiché in natura cresce anche in zone brulle e sassose, non necessita di abbondanti e frequenti annaffiature.
D'inverno la pianta perde la sua parte aerea. La sua moltiplicazione può essere effettuata in autunno (mediante divisione dei rizomi) o in primavera, piantando i semi minuscoli nel terreno.

Sul sito Galenotech.org si trovano tutte le indicazioni per produrre il famoso liquore della "fata verde".

2 commenti:

Lamia ha detto...

Ho uno strano rapporto con l'assenzio, anche se la "Fata Verde" mi piace.
Felice Luna stria!

Canidia ha detto...

Anche a te, Lamia carissima, anche a te!

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