mercoledì 9 luglio 2008

Mater edax

Racconta un mito arcaico tramandato da Feracide che Zàs (= Zeus) e Ctonie celebrarono le loro nozze e che, nel giorno del loro sposalizio, Zàs regalò alla dea un grande velo, su cui erano ricamati la Terra e l'Oceano, invitandola a indossarlo. Ctonie accettò e si coprì col manto.

Il gesto di Ctonie, il suo velarsi allo sguardo del mondo creato è l'unico modo per fare conoscere agli uomini ciò che per natura è inconoscibile.
Zàs sposa Ctonie, dea terrena - o, meglio, sotterranea - che, dopo aver ricevuto il dono del marito, diventa semplicemente Gea, la Terra, la superficie, che tutti possono vedere e comprendere.

La profondità invisibile di Ctonie è la verità delle cose, che possiamo leggere [solo] attraverso il velo di Zàs. (R. Peregalli, La corazza ricamata - I Greci e l'invisibile, Bompiani, Milano 2008, p. 34).


Marina Abramovic, The tree

L'uomo, in quanto tale, non può che osservare la superficie delle cose e limitarsi a intuire la dimensione abissale del divino.
Divino che è un principio non ascrivibile al cielo o alla luminosità rassicurante di un compenso promesso (paradisiaco), bensì all'oscurità sotterranea della mater edax - principio che divora, tritura, inghiotte per poi rigenerare.
La verità di Ctonie (e della donna, in generale, se si pensa con quanto sforzo e tenacia gli uomini abbiano, nei secoli, tentato di opprimere, domare, addomersticare le loro compagne di vita) è troppo grande e terribile, per essere accettato. E così il sottosuolo si trasforma nella terra prolifica, la dea potente (che richiede un tributo di sangue, per poter generare ancora e ancora) trasfigurata nella solare dea delle messi.
Ctonie (unica dea) è l'abisso che si spalanca, di fronte alla fragilità umana. E' la vagina dentata, il volto nero, la danza sfrenata... L'uomo non può fissarne il volto meduseo, pena la morte. Per questo Ctonie si copre, affinché i figli nati dalla sua unione col Cielo possano intuire, se non possedere.

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