venerdì 21 marzo 2008

Ventosa

Nella vita, io vado così, come tira il vento.
Periodi di bonaccia tanto tristi da togliere il fiato. E poi, di colpo, la folata che riporta il sorriso, il batticuore, la luce dei primi giorni di primavera - dopo il buio dell'inverno.
Quando capita, non mi fermo a riflettere. Non ho tempo neppure per abbattermi o per indulgere alla malinconia, perché devo seguire il vento - il mio vento.
Quando accade, io per prima mi stupisco della forza e dell'energia che scorre in questa piccola mente confusa, in questo corpo che sembra sempre sul punto di cedere sotto il colpo dei miei stessi pensieri.
Quando finalmente mi risveglio, non sono più una foglia al vento, ma un albero con profonde radici e un fusto che non potrà essere spezzato con facilità.

In tre soli giorni ho ripreso a lavorare e a studiare, abbandonando la pigrizia delle ultime settimane di incertezza. E mi sono trasferita definitivamente nella mia Casa dei Ranocchi.
Basta con le valigie, con i libri da trasportare avanti e indietro, con le lacrime agli occhi ogni volta che dovevo chiudere la mia parentesi di vita indipendente per tornare a essere "figlia".
Uno strappo deciso al cordone ombelicale, un colpo ben assestato alla mia esistenza che stava vacillando.
Non è stato facile.
Non so neppure come andrà a finire.
Non so se riuscirò a mettere un freno al mio brutto carattere e a fare della mia casa un nido sereno, in cui valga la pena tornare a fine giornata.
Ma dovevo farlo - negli ultimi mesi è stato il mio pensiero fisso. Perché *lui* è l'unico uomo che abbia mai amato nel vero senso della parola.
E poi perché, in fondo, credo di volere a me stessa abbastanza bene da tentare di combinare qualcosa di buono, in questa vita.

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