martedì 26 giugno 2007

Pretty good things

C'è di buono che sabato io e *lui* abbiamo festeggiato il solstizio con una cena al sacco sulle colline, alla luce della luna: ho cercato di farmi perdonare l'insopportabile ansia pre-esame a cui sto dando libero sfogo in questi giorni.

C'è di buono
che, dopo martedì, potrò godermi l'estate, lavorando molto per recuperare i giorni che trascorrerò a casa a studiare (ma io sono più contenta, quando lavoro) e pensando alla mia prossima vacanza, ad agosto: la prima, dopo parecchi anni trascorsi ad annoiarmi nell'afa della Valpadana.

C'è di buono che Valeria mi ha portato la ricetta dello yogurt e, poco fa, uscendo col cane, ho visto due piccioni volare appaiati da destra verso sinistra: qualcuno, molto molto tempo fa, sosteneva che fosse di buon auspicio.

C'è di buono che la mia nuova casa è quasi finita ed è graziosa e strampalata come si addice a un rifugio lontano dal mondo.

C'è di buono che questo weekend andremo a mangiare la polenta in montagna, così potrò contare le lucciole e parlare (a vanvera) coi miei gufi.

La nota stonata?
La madre dei cretini è sempre incinta.

lunedì 4 giugno 2007

Sarà anche la catena alimentare, però...

Dovete sapere che io adoro i gufi.
E non mi limito a collezionare graziose statuine d'argilla dei simpatici volatili, no no.
Io mi apposto, per vederli. Nelle sere d'estate, io e *lui* giriamo per ore, nella campagna circostante il nostro paesello, nella speranza di scorgere un rapace notturno - anche solo una piccola civetta.
E poi mi documento: leggo libri sull'argomento, visito siti come questo.
Inutile dire che uno dei sogni più ambiziosi che nutro per la mia nuova casa è di avere un bel nido di barbagianni nel sottotetto o nella legnaia.
Ebbene, domenica - come di consueto ormai - io, *lui* e i nostri quattro genitori andiamo nella casetta a lavorare: siamo a buon punto con la tinteggiatura, ma c'è ancora parecchio da fare.
A un certo punto mia madre si affaccia sul cortiletto posteriore, guarda giù ed esclama: «Oh, che schifo! C'è un piccione morto e mezzo mangiato! Devono essere stati i gatti!».
Armata di forte stomaco e di scopa e paletta, tiro un sospiro rassegnato e faccio per andare a pulire. Mi avvicino... guardo... incrocio lo sguardo con Anna e rabbrividisco. Lei ha avuto la mia stessa intuizione: «Ma non è un piccione...».
No, non era un piccione. Era ciò che restava di un gufo comune, con le sue zampette rattrappite e le penne nere e marroni sparse per tutto il cortile.

Ora, sarà anche la catena alimentare, però... insomma... ecco...