mercoledì 30 maggio 2007

Post futile e fatato

Eccole qui, le fate che ho deciso di collezionare. "Qualcuno" me ne ha regalata una proprio sabato scorso: la fata della notte, che è una piccola canidiotta in miniatura, nera nera come un corvo e con lo sguardo distratto (se sfogliate il catalogo: è quella sopra la bolla...).

giovedì 17 maggio 2007

Ditemi voi che cos'è una strega...



Medea. Cassandra. Giovanna D'Arco. Lois del racconto Lois The Witch, di Elizabeth Gaskell. E poi ancora Canidia (quella vera, s'intende...), le streghe di Salem, gli "stregoni" Valdesi di Arras, Reine Percheval.
Tutte streghe? Di primo acchito verrebbe da rispondere: «No».
Che nesso potrebbe mai esistere, infatti, la moglie infuriata di Giasone e la profetessa che invano tentò di scongiurare la caduta di Troia? Oppure fra santa Giovanna, la pulzella di Orléans, e le fattucchiere del New England?
E invece il legame c'è. Il filo rosso che lega queste donne (e uomini) del mito, della storia e della letteratura passa attraverso il significato della parola strega.

Chi è la strega?
Nella più sofisticata delle ipotesi, è colei che agisce sulla realtà che la circonda, modificandola, plasmandola, sentendola.
In questa visione intellettualistica, raffinata ed ermeneutica della stregoneria si inseriscono Cassandra e le donne del mito, Lois la Strega e molte altre che al momento non rispondono all'appello della mia memoria.
Nella realtà, può essere sia una donna intelligente (non necessariamente colta, ma empatica, catalizzatrice di pulsioni e confidenze, come nel caso della povera Lois, nel magistrale racconto della Gaskell - o come la Medea del romanzo di Christa Wolf), sia un'incauta popolana (Reine Percheval, Bridget Fitzgerald - ancora della Gaskell - le donne di Salem), disadattata, priva di un appoggio familiare e in cattivi rapporti con la comunità locale.
In ogni caso, si tratta sempre di donne che modificano la realtà loro prossima, catalizzando le simpatie o le antipatie di quanti le circondano, suscitando invidia o repulsione, amore o furore. In questo senso, hanno perfettamente ragione quanti affermano che streghe si nasce, non lo si diventa.

Come si manifesta la stregoneria?
La magia (ovvero, si è detto, la capacità della strega di operare sulla realtà: non solo a livello emozionale, ma anche pratico: si pensi a quanta importanza assumessero presso le comunità del passato le conoscenze erboristiche, ad esempio) nasce dall'interiorità della strega, dal suo modo di essere e di relazionarsi con la realtà (nel bene e nel male) e si propaga attraverso di lei come un'onda d'urto, provocando re-azioni. Purtroppo per la strega, si tratta quasi sempre di reazioni negative: si teme ciò che non si conosce, si cerca di sopprimere ciò che è diverso dalla maggioranza. E, inoltre, l'uomo è sempre alla ricerca costante di un buon capro espiatorio.
La strega, perciò, raggiunge la propria pienezza attraverso la rottura, la frattura con il tessuto sociale in cui ella stessa è (stata) inserita. E' nel momento in cui i legami si spezzano, che la donna-strega riceve il suo battesimo di fuoco.

Mi rendo conto che un simile discorso possa apparire un po' sui generis.
Forse, non è stato neppure del tutto chiaro. Del resto, quello che avete letto è il primo abbozzo di un ragionamento che io stessa ho appena iniziato a dipanare. La mia intenzione è andare oltre le cerimonie, oltre la "nuova" magia ritualistica, per riscoprire il senso profondo della Natura e della Donna. Dove per Donna non intendo tutte le donne (non m'interessano le vigliacche, le omologate con le tette sode e il nasino rifatto, i grembi sterili in onore della carriera e le donne-mitra, che ormai hanno rinnegato completamente la propria identità), ma le donne che hanno compiuto determinate scelte. O che non hanno neppure la consapevolezza di averle compiute - ma semplicemente sono.