lunedì 30 aprile 2007

Tira il vento

Sta arrivando il vento. Di quelli che portano polvere, e nuvole cariche di pioggia. Il vento forte che scompiglia i capelli e le sottane. Il mio vento. Sono stanca, molto stanca, ma viva.

Arriveranno buone nuove, me lo sento. Perfino per quanto riguarda il nonno. Dev'essere così, se le campanule viola, sul terrazzo, si agitano con tanta trepidazione.

E' nell'aria. E volo anch'io, questa sera.

sabato 21 aprile 2007

Tutti i nodi vengono al pettine

Questa mattina sono andata a sistemarmi i capelli: la frangia era cresciuta troppo e mi dava fastidio. E io o d i o tenere la fronte scoperta: è come se mi trovassi senza difese. Complessi stupidi.
Mentre Erika mi faceva lo shampoo, mi sono ricordata che oggi Valeria (la mia "ex-grande-amica", di quand'ero una ragazzina sognatrice) si sposa. L'ipocrita celebrerà il matrimonio in chiesa, non avrebbe potuto essere altrimenti.
Non so se sia stato questo, a farmi saltare i nervi - o la tensione accumulata in vista dell'esame.
Fatto sta che sono stata assalita di nuovo da un'ondata di... come posso definirlo? Nichilismo? Menefreghismo da vigliaccheria galoppante?
Mi sono sentita spogliata di tutto: in fin dei conti...

a) ho un lavoro, ma è a tempo determinato e a ottobre sarò a spasso di nuovo; a meno che non accetti il compromesso e non finisca a insegnare;
b) ho una casa, e va bene, ma è ancora tutta da sistemare, ammobiliare ecc. ecc. E mi sembra un'impresa troppo grande, da portare a termine;
c) mia madre non perde occasione per farmi saltare i nervi;
d) punto non ben definito riguardante l'università ("Oddio e se non riesco a laurearmi, e se non passo latino, e quanto ci vorrà ancora per questo benedetto pezzo di carta" ecc. ecc.).

Io non sono gelosa di nessuno. La gelosia non ha mai fatto parte del pur ampio spettro dei miei difetti. Non è per invidia che vacillo, quando metto a confronto la mia vita con quella degli altri. Piuttosto, credo che si tratti di debolezza. Caviglie troppo deboli, perché io riesca a restare in piedi anche quando il vento soffia forte.

E tutti i nodi, alla fine, vengono al pettine. E' il grande gioco degli inganni. Ogni volta che mi sento "arrivata" devo lottare con tutte le forze, per non tornare indietro, costretta dalla mia paura.

La casa della strega

Ho deciso: le porte, al piano di sopra, le voglio lilla. Con le rifiniture d'argento, perché le stanze da letto sappiano di luna.
E poi voglio mille colori e candele e fiori e animali... Con le tortore e i passerotti già ho un buon rapporto. Devo solo avere pazienza con la Tina, il cane del vicino: un bracco ululante e stizzoso, poco abituato a vedere gente nel cortile accanto al suo e che abbaia tutto il giorno, con quel vocione che si ritrova - Uuuuuffff! UUUUUFFFF!

(E devo avere pazienza coi miei amici, che parlano, promettono e poi scompaiono - e, quando tornano, lo fanno nei momenti peggiori: non cambieranno mai e dunque tanto vale che io li prenda così, come sono.)

E poi via il vecchio attaccapanni a muro, rivestito con le perline in finto legno. Voglio il muro liscio e appendini in ferro battuto stile rétro e una cornicetta di stucco bianco. E la tristezza dell'inverno, quel senso di oppressione che mi schiacciava qui, proprio alla base del collo, e non di rado mi faceva uscire la voce tutto d'un colpo (quando gridavo e piangevo e volevo mandare tutto all'aria: i sogni e le speranze e ogni cosa per cui valesse la pena di vivere, solo perché ero troppo stanca per andare ancora avanti) - via, verrà spazzata fuori. Fuori dalla porta, fuori dal cortile della Casa Nuova.

E della Nuova Canidia, che oggi è così - e domani chissà.

venerdì 13 aprile 2007

Conto alla rovescia

- 3 giorni e mezzo all'esame di latino. E a me sembra di non sapere niente.
Fra poco, a forza di scandire esametri, pentametri e strofe saffiche, finirò per parlare in versi.
Sono stanca, non ne posso più di stare sui libri. Mi sono addirittura presa quattro giorni di permesso sul lavoro, per prepararmi; ma non so fino a che punto servirà. E' un esame duro e io non ho più testa per queste cose.
Ed è da... quanto? Un mese? Di più?... che non metto più piede nella nostra nuova casa. Ha fatto tutto "lui": ha parlato coi muratori, con l'idraulico, ha seguito i lavori... Mi fido, certo, ma mi piacerebbe poterci andare, almeno una volta ogni tanto. Soprattutto per pulire, ora che hanno finito di rompere e hanno chiuso le tracce. Oppure vorrei andare all'Ikea a comperare i mobili del bagno, visto che li ho trovati, mi piacciono e non trovo mai un pomeriggio libero per andarli a ritirare.
Niente casa, niente shopping, bando alle frivolezze.
Che cosa mi tocca, in queste ultime settimane? Restare chiusa in casa a studiare letteratura latina. E neppure testi interessanti come - che so - gli Epodi e le Satire di Orazio più divertenti (ce ne sono non poche che trattano anche della magia!). No, noi siamo fermi (sempre! E ancora!) al passero di Catullo.

Lo so. Sono noiosa. Lamentosa. E vedo tutto nero. Alla vigilia degli esami è sempre così. Mi trasformo in una nuvola carica di pioggia, che borbotta e minaccia tutto il tempo.

La smetto, la smetto.
E torno al mio passero.

giovedì 12 aprile 2007

Aconito

Nome: Aconito napello
Famiglia: Ranuncolacee
Diffusione: zone di collina e di montagna
Descrizione: pianta dotata di un rizoma (fusto sotterraneo) che ogni anno emette una radice e una parte aerea. Il fusto può arrivare anche a un metro e mezzo d'altezza. I fiori possono essere di diverse colorazioni (vedi le foto in basso): caratteristici e più diffusi quelli di un bel viola acceso.

L'aconito è una pianta spontanea perenne, appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee, molto diffusa nei terreni montagnosi e collinari. Cresce bene nelle zone umide (predilige i terreni freschi e ricchi di sostanza organica) e la sua fioritura avviene fra luglio e settembre.
E' molto graziosa, ma altamente tossica. Lo sono in particolar modo le radici, che possono malauguratamente essere confuse con altri tuberi commestibili. A tale proposito sarà bene fare molta attenzione: le radici di aconito sono velenose e una quantità anche minima può essere fatale, qualora venga ingerita.
Anche gli steli e le foglie della pianta vanno maneggiati con cautela. Cito da Internet: «A volte si sono avuti intossicazioni e fenomeni irritativi locali solo tenendo un mazzo di questa pianta nelle mani, perchè i principi attivi vengono assorbiti anche attraverso la pelle». E' pertanto buona norma detergersi sempre accuratamente le mani dopo aver avuto un contatto diretto con questa pianta.



Le due immagini soprastanti raffigurano l'Aconitum napellum.
La foto qui sotto riguarda un'altra varietà di aconito, l'Aconitum lycoctonum, ugualmente pericoloso: il suo veleno veniva usato in passato per uccidere volpi e lupi, da cui il nome. Lykos, infatti, in greco significa "lupo".


E, ancora, le foglie dell'Aconito di Lamarck:

mercoledì 11 aprile 2007

Lunedì sono tornata alle mie colline, dopo due settimane di assenza a causa del maltempo. Ho camminato tutto il giorno fra boschi e prati, in pace con me stessa e con gli altri.
C'era anche Mara e devo dire che siamo state bene. Ho cercato di convincerla a dedicarsi insieme a me a qualche attività manuale che possa aiutarci a distendere i nervi e, al tempo stesso, a riunire il nostro gruppetto disgregato. Come al solito si è dimostrata entusiasta, ma non so fino a che punto poi riuscirà a comportarsi di conseguenza.
Ormai non mi arrabbio più.
Del resto, farsi prendere dallo sconforto in mezzo a quei boschi, con i raggi del sole che filtravano in mezzo agli alberi, il profumo dell'erba, dei lillà che avevo infilato fra i capelli e il sussurro della Terra, che sembrava dirmi: «Bentornata» - ecco, sarebbe stato un autentico sacrilegio.

Passeggiando, ho trovato il mio bastone. L'ho cercato per tutto questo tempo, durante le mie escursioni, e finalmente...

E' proprio quello giusto: di legno di castagno, non troppo pesante e neppure troppo esile, con una piccola biforcazione sulla punta. E' più alto di me, ma non importa. Sarà un sostegno robusto...

(... mi sento sola, è vero. Ora che con "lui" le cose vanno bene, ora che la nostra nuova casa è quasi pronta e potrò sbizzarrirmi ad arredarla e a coltivarvi tutti i fiori che voglio, sento la mancanza di ciò che ho lasciato indietro, non per mia volontà. Parlo di Mara, Katia, le uniche sorelle che io abbia mai avuto. Così svagate, così distratte. Assenti. Con loro non riesco più a condividere ciò che cresce dentro alla mia anima. E non è un caso che proprio in questo momento io sia ricorsa al web: nutro la speranza di trovare qui qualcuno con cui condividere le mie scoperte, le mie impressioni - tutti i miei appunti sulle erbe... perfino questi frammenti di "diario", che senso hanno, se non ho più le mie sorelle? Certo, potrei confidare tutto a "lui". Ma "lui" sa già. Sa tutto. A volte gli basta un solo sguardo, per capire. Non per nulla lo chiamo Il Mago Bicentenario.)

giovedì 5 aprile 2007

Ci sono stati giorni...

... in cui non uscivo di casa. Ho trascorso due anni restando immobile, pietrificata nella paura della paura. Non studiavo, non lavoravo, non vivevo. Non amavo.
Mangiavo poco, dormivo ancora meno. Magra sono sempre stata magra, ma nel periodo in cui Max era lontano (e Ale troppo vicino, con la sua negativa influenza) ho esagerato.
Poi qualcosa si è rotto. Una piccola fiata di vetro, che ha prodotto un rumore secco, senza importanza, ma che mi ha permesso di tornare a espandermi, a fluire.
Oggi Amo, Vivo, Lavoro (e studio). Sono tornata alla campagna, alla mia terra. Mi sento piena di vento, se avvicino le mani al volto, sento l'odore dell'erba, della terra umida a primavera.
Queste pagine saranno il "diario di bordo" del cammino che ho intrapreso un anno e mezzo fa, il riferimento costante a margine del sentiero.
Ora ho le idee più chiare, ma la mia vista è ancora sfocata. Ho bisogno di tempo, ho bisogno di riflettere.