lunedì 23 luglio 2007

La sibilla cumana - Parte I

E' la Sibilla di Eritre, figlia di Teodoro e di una Ninfa, ad essere identificata spesso con la Sibilla cumana, la veggente che accompagnò Enea nel suo viaggio agli Inferi.
Così viene presentata all'eroe da Eleno (fratello di Cassandra, sopravvissuto alla rovina di Troia), nel III libro dell'Eneide:

Una volta giunto fino qui, quando ti sarai avvicinato alla città di Cuma,
ai laghi divini e all’Averno che risuona delle sue foreste,
vedrai un’indovina invasata, che dal profondo di una grotta
predice i fati e affida alle foglie segni e parole.
La vergine trascrive tutte le profezie sulle foglie,
le dispone in ordine e le lascia chiuse nella caverna.
In quel luogo e nella giusta sequenza rimangono immobili;
ma non appena, fatto ruotare il cardine, entra
un vento lieve e l’apertura della porta confonde le foglie leggere,
mai, volteggianti nell’antro vuoto,
ella si cura di modificarne la posizione e di collegare le parole dei vaticini.
I visitatori se ne vanno senza aver ottenuto risposta e odiano la dimora della Sibilla.
Qui non credere che sia per te una perdita di tempo -
benché i compagni ti esortino a proseguire e la rotta reclami a forza
le vele in alto mare e tu possa gonfiare le pieghe propizie -
far visita all’indovina e implorarne con le preghiere il responso
così che predica il futuro e di sua volontà liberi voce e parola.

(Vv. 441-457, traduzione mia.)

[Quello che vi ho proposto è un brano di particolare bellezza, che precede di tre libri l'entrata in scena vera e propria della Sibilla. Delicata e al tempo stesso angosciante l'immagine dei vaticini scritti sulle foglie e poi dispersi dalla lieve brezza di una porta socchiusa: per questo i visitatori detestano l'oracolo. Sibilla è "colei che vede" e perciò si colloca al di fuori dell'umana comprensione, oltre i limiti di questo mondo: non a caso sarà proprio lei, come già accennato, a far da guida a Enea nell'Oltretomba.
Vi trascrivo il brano anche in lingua originale, con la giusta accentazione metrica: tanto per curiosità, qualora vogliate provare a leggere il ritmo armonioso dell'esametro latino:

Hùc ubi dèlatùs || Cymaè[am]accèsseris ùrbem
dìvinòsque lacùs || et Avèrna sonàntia sìlvis,
ìnsanàm || vat[em]àspiciès || quae rùpe sub ìma
fàta canìt || foliìsque notàs et nòmina màndat.
Quaècum[que]in foliìs || descrìpsit càrmina vìrgo,
dìgerit ìn || numer[um]àt[que]àntro || seclùsa relìnquit.
Illa manènt || immòta locìs || ne[que]ab òrdine cèdunt.
Vèr[um]eadèm versò || tenuìs cum càrdine vèntus
ìmpulit èt teneràs || turbàvit iànua fròndes,
nùmquam dèinde cavò || volitàntia prèndere sàxo
nèc revocàre sitùs || aut iùngere càrmina cùrat.
Inconsùlt[i]abeùnt || sedèmque odère Sybìllae.
Hìc tibi nè qua moraè || fuerìnt dispèndia tànti,
quàmvis ìncrepitènt || soci[i]èt vi cùrsus in àltum
vèla vocèt || possìsque sinùs || implère secùndos,
quìn adeàs vatèm || precibùs[que]oràcula pòscas,
ìpsa canàt || vocèmque volèns || at[que]òra resòlvat.

* Il simbolo "||" indica la cesura, ovvero una pausa nella lettura del verso.]

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