lunedì 4 giugno 2007

Sarà anche la catena alimentare, però...

Dovete sapere che io adoro i gufi.
E non mi limito a collezionare graziose statuine d'argilla dei simpatici volatili, no no.
Io mi apposto, per vederli. Nelle sere d'estate, io e *lui* giriamo per ore, nella campagna circostante il nostro paesello, nella speranza di scorgere un rapace notturno - anche solo una piccola civetta.
E poi mi documento: leggo libri sull'argomento, visito siti come questo.
Inutile dire che uno dei sogni più ambiziosi che nutro per la mia nuova casa è di avere un bel nido di barbagianni nel sottotetto o nella legnaia.
Ebbene, domenica - come di consueto ormai - io, *lui* e i nostri quattro genitori andiamo nella casetta a lavorare: siamo a buon punto con la tinteggiatura, ma c'è ancora parecchio da fare.
A un certo punto mia madre si affaccia sul cortiletto posteriore, guarda giù ed esclama: «Oh, che schifo! C'è un piccione morto e mezzo mangiato! Devono essere stati i gatti!».
Armata di forte stomaco e di scopa e paletta, tiro un sospiro rassegnato e faccio per andare a pulire. Mi avvicino... guardo... incrocio lo sguardo con Anna e rabbrividisco. Lei ha avuto la mia stessa intuizione: «Ma non è un piccione...».
No, non era un piccione. Era ciò che restava di un gufo comune, con le sue zampette rattrappite e le penne nere e marroni sparse per tutto il cortile.

Ora, sarà anche la catena alimentare, però... insomma... ecco...

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